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O’ Panarich

In questo sito possiamo vedere in primo piano il nome "O’ Panarich" che significa "il cesto ricco". Il nome nasce dall'unione di due parole,  "o' panar" (termine napoletano che traduce cesto in italiano) e "Rich" (in inglese) a sottolineare l'internazionalità del nostro prodotto. All'interno del cesto ci sono: la bottiglia di vino Falanghina, babà e i sandali di Posillipo. Vicino al cesto possiamo notare Pulcinella, uno dei simboli più noti della città di Napoli. Egli porta con sé, nella mano sinistra, una pizza uno dei piatti più tipici della Campania e soprattutto della città di Napoli. Infine si può vedere vicino a Pulcinella, il limone d'Amalfi. Questi prodotti rappresentano l'originalità e la bellezza della regione Campania e lo scopo di questa impresa è quello di valorizzare i prodotti tipici di essa, attraverso la creazione di itinerari che ci permettono di apprezzare non solo la "meravigliosa geografia” del posto ma anche assaporare ed apprezzare i prodotti tipici culinari e non (moda, cultura...)

 

PRODOTTI TIPICI

 

Il "Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP" è uno dei prodotti più antichi e tipici dell'agricoltura campana. Il "Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP" per le sue qualità è un ingrediente fondamentale della cucina napoletana e campana in generale, ed ha una grande versatilità in cucina. Accanto ai tradizionali spaghetti alle vongole e agli altri frutti di mare, gli chef locali si impegnano ad utilizzarlo in tanti altri piatti, tra cui una variante alla prelibata pizza napoletana.

   

 

Si può dire che la pizza sia il piatto più diffuso al mondo e uno dei più apprezzati. Quello che si sa per certo è che è a Napoli che a questo piatto ha raggiunto l'eccellenza, facendo sì che oggi "pizza" e "pizzeria" siano le parole italiane più conosciute al mondo, e che la pizza sia diventato un vero e proprio simbolo della città. I pomodori costituiscono il condimento fondamentale per la preparazione della vera pizza, presenti insieme all'olio di oliva e all'origano nella Marinara e all'olio d'oliva, la mozzarella ed il basilico nella Margherita, la pizza tricolore inventata nell'800 in onore della regina Margherita di Savoia. Certamente, oltre alla genuinità degli ingredienti del condimento, è fondamentale quella degli ingredienti dell'impasto: acqua, lievito di birra fresco e sale marino e che devono essere lavorati e poi lasciati lievitare una prima volta. Alla formatura e allo staglio segue una seconda lievitazione, che precede un'ulteriore fase di lavorazione, durante la quale la pizza viene spianata e condita e, infine, cotta nel forno a legna.

 

 

 

Il Ragù napoletano è una salsa con una lunga storia da raccontare. Da tradizione costituisce il piatto unico della domenica, in quanto il sugo viene utilizzato per condire la pasta e la carne consumata come seconda portata. I tipi di carne utilizzati per questa ricca pietanza non sono macinati, ma bensì a pezzi grossi (da 500 g fino a 1 kg). Viene utilizzato un copioso misto di carne di manzo e di maiale, che spesso può variare da quartiere a quartiere. Unica costante comune: cottura lentissima (almeno 6 ore) in un tegame di terracotta o rame, basso e largo, fino ad ottenere una salsa dalla consistenza densa e cremosa.

Il diretto antenato del ragù sembra essere un piatto della cucina popolare medievale provenzale, risalente al XIV secolo, chiamato “ daube de boeuf”: in pratica uno stufato di carne di bue mescolato a verdure e cotto lungamente in un recipiente di creta. Il ragout, invece, piatto francese posteriore, è sempre uno stufato di carne e verdure, differenziandosi però nel tipo di carne usata, che generalmente è di montone. Questo tipo di preparazione francese inizia ad apparire nella cucina napoletana solo intorno al XVIII secolo, con il regno di Ferdinando IV di Borbone, periodo in cui vi fu una grande influenza della cultura e della moda francese a corte.

 

 

 

Elementi di tipicità di questo formaggio fresco a pasta filata, sono soprattutto costituiti dalla materia prima impiegata, il latte fresco di bufala, particolarmente ricco di grasso e proteine, e dalla filatura. Operazione, quest'ultima, consistente nel lavorare a mano la pasta del formaggio a fine maturazione con acqua bollente fino a farla "filare", in modo da ottenere la particolare consistenza del prodotto finale ed il caratteristico "bouquet", determinato dalla microflora particolare che si sviluppa durante le varie fasi della lavorazione.

 

 

La parmigiana di melanzane che solo a sentir dire questa parola si riempie lo stomaco!

Un piatto tipico napoletano ed è soprattutto uno dei piatti più famosi e amati dalla cucina partenopea. È una ricetta tradizionale la quale può subire la variazione di qualche ingrediente in base alla casa in cui la si prepara. Un piatto perfetto per le domeniche in famiglia, preparato come un contorno che si affianca al ragù napoletano...se avanza, il giorno dopo è molto più buona.

Da precisare che la parmigiana non va preparata il giorno prima in modo che gli ingredienti non vanno a male e le melanzane non si sfilacceranno nel taglio delle fette.

Potrebbe essere anche un unico piatto essendo sostanzioso anche solo con pochi ingredienti, la parmigiana si fa con pochi ingredienti, le melanzane, il formaggio, la salsa di pomodoro la mozzarella sono gli elementi principali. 

 

 

La Falanghina è presente nel Beneventano, nel Casertano e nell'area dei Campi Flegrei, da questo autoctono campano si ricavano vini sempre freschi e piacevolmente aciduli che ricordano mele e fiori bianchi, dal sapore asciutto e vellutato, colore è giallo paglierino intenso con riflessi dorati e sfumature verdognole. E' il vitigno che produce maggior fatturato in Campania, con oltre 150 aziende produttrici. Questi vini sono ottimi con pesce, sushi, antipasti di mare, carbonare di pesce, bottarga in generale, salumi e formaggi freschi o anche la carne e pesce grigliato. 

 

 

MODA

Oggi i capi vengono prodotti esclusivamente con metodologie artigianali e vestono non solo ragazze, ma anche uomini e bambini.  Il materiale più usato per la creazione di questi meravigliosi abiti è il lino.Pizzi e merletti, la tecnica del tinto in capo (la colorazione che avviene dopo la confezione degli abiti) e la vasta gamma delle policromie conferiscono alla moda Positano quel “quid” di unico ed esclusivo apprezzato in tutto il mondo.

La moda a Positano nasce negli anni Cinquanta, ma nell’Ottocento era conosciuta per la tessitura canovaccio, tela da ricamo. Una volta poi scomparso il canovaccio, gli abitanti cercarono nuove strade per quanto riguarda l’attività tessile e venne introdotto il bikini (1959). Dal bikini poi nacquero gli abiti da sera, quelli da mare etc... 

Molte furono le tecniche usate nel tempo, vennero introdotti pizzi e merletti con la vasta gamma delle policromie che è appunto un effetto di colori che hanno la funzione di decorare, tipico proprio della moda di Positano

Accanto agli accessori, un posto d’onore meritano le calzature: i sandali stile Positano sono stati sfoggiati da celebrità come Jackie Onassis e Brigitte Bardot, decretandone l’inizio di una fortuna che non vede interruzioni dagli anni Cinquanta. Oltre alla pregevole lavorazione, tale successo è dovuto alla configurazione della nostra città: qui i tacchi alti non sono appropriati e le sneaker, in estate, fanno sudare i piedi.

Le sarte locali trassero ispirazione dai colori vivaci stampati su canapa e tela di cotone e iniziarono a realizzare abiti ampi e scollati, gonne di pizzo e abiti lunghi simili a pantaloni eccentrici. Poi apparvero camicie fragili che potevano essere indossate come travestimento (l'attuale giacca Kaftan), e apparvero i primi bikini all'uncinetto con applicazioni e perline, deliziosi e sfacciati. Modelli simili pieni di colori naturali e oceanici hanno subito attirato i vip nella località di Positano, perché sono sempre gli stessi di chi viaggia qui. Oggi c'è solo una regola per l'estate in Costiera Amalfitana: niente abbigliamento urbano, niente spazio in Cavden e vestiti in stile Positano.

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